Guerriglia e fumogeni sugli spalti: sospesa la partita tra Italia e Serbia

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    NON FUMARE SIGARETTE CHE HAI SOLO DUE POLMONI... fuma gran canno

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    Genova, ultras ospiti scatenati.
    Bruciata la bandiera del Kosovo
    Prandelli: «Una cosa mai vista»


    GENOVA
    Nel giorno della follia perde il calcio e probabilmente vince l’Italia di Prandelli, magra consolazione offerta dall’ Uefa che a termini di regolamento dovrebbe punire con il 3-0 a tavolino le intemperanze dei tifosi serbi a Genova (a meno di un’esclusione definitiva della squadra di Belgrado dal girone di qualificazione europeo con conseguente partita persa contro tutte le altre nazionali). Paradossale e cinica allo
    imagestesso tempo, è questa la sintesi di quella che avrebbe dovuto essere una partita di pallone, sebbene importante tra due formazioni per diversi motivi in un momento delicato, e si è rivelata invece una serata con tensioni di ordine pubblico che da queste parti hanno ricordato quelle del G8 del 2001. Duemila ultras serbi, infuriati per la figuraccia rimediata in casa venerdì scorso contro l’Estonia (inopinata sconfitta per 3-1), mettono in stato d’assedio per ore la città.

    Assaltano il pullman della loro squadra all’uscita dell’albergo minacciando e terrorizzando il portiere titolare Stojkovic, reo forse di avere subito 3 reti nella gara precedente o di essere passato dalla Stella Rossa al Partizan: e lui chiede e ottiene di essere esentato dalla gara. Nel loro riscaldamento alla partita di violenza che hanno in animo di giocare allo stadio, i tifosi serbi imbrattano palazzo Ducale e accennano scontri con la polizia. Quindi raggiungono il Ferraris, dove si sistemano nei posti a loro riservati, in alto nel settore Gabbia vicino alla gradinata Nord. Ed è lì, poco prima dell’inizio della partita, che succede il patatrac: la postazione altolocata offre agli ultras l’occasione di lanciare a piacimento fumogeni sui tifosi azzurri nella vicina gradinata e in campo.

    Mentre lo speaker annuncia le formazioni, si scatena il panico: la polizia accorre come può, soprattutto nelle forze che ha. Ovvero poche, perchè sebbene in assetto antisommossa, certo non sono in gran numero gli agenti allo stadio. Anzi tra loro spicca una signora commissario in giubbino con paillettes, pantacollant e stivali tacco 9: alla quale prudentemente fanno mettere un casco in diretta tv mentre i suoi colleghi provano a fronteggiare inutilmente i tifosi che con cesoie continuano a tranciare la rete di protezione del campo. Milleduecento bambini delle scuole calcio genovesi, seduti non lontano dai serbi, impauritissimi lasciano lo stadio con i loro accompagnatori. Lo stadio intero intanto si ribella alla violenza dei serbi, e fischia. Slitta intanto l’inizio della gara, le squadre provano comunque ad entrare in campo. E dopo decine di minuti di tensione, il capitano della nazionale di Belgrado, Dejan Stankovic, si decide ad andare a parlamentare con i suoi tifosi. Lo fa per la verità in maniera enigmatica: seguito dai compagni di squadra, si piazza sotto al settore Gabbia e batte le mani, poi un gesto con le dita che da alcuni giornalisti serbi viene spiegato come tipico del nazionalismo di Belgrado. Fatto sta che i tifosi serbi sembrano mollare: la banda esegue gli inni, l’arbitro scozzese Thompson fischia finalmente l’inizio della gara che coerentemente mette subito in mostra un paio di fallacci dei serbi, oltre a un gol in fuorigioco di Bonucci.

    Quando la partita dovrebbe decollare, invece dei gol in campo dal settore Gabbia tornano a piovere i fumogeni. È troppo anche per il paziente direttore di gara e per il delegato Uefa, che al 6’ sospendono l’incontro. Ancora qualche minuto di parlottii inutili tra le delegazioni delle due nazionali, rappresentanti Uefa e arbitro, quindi le squadre tornano negli spogliatoi. «Una cosa mai vista», commenta amaro Prandelli mentre il suo successore sulla panchina della Fiorentina, il serbo Sinisa Mihajlovic, seraficamente lascia la tribuna sorridendo.
     
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