Morto Gheddafi

E ora?

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    NON FUMARE SIGARETTE CHE HAI SOLO DUE POLMONI... fuma gran canno

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    Muammar Gheddafi è morto. Che ne sarà ora della Libia? Oppressa da quattro decadi di regime, con una personalità ed una rete di potere capaci di oscurare il paese ed isolarlo dall’esterno, il paese nordafricano sta per iniziare un lungo e difficile percorso di ricostruzione. L’impresa non sarà facile.

    Libia, un caso unico. Gli alleati occidentali si sono già occupati della stabilizzazione e ricostruzione di Bosnia, Iraq, Kosovo ed Afghanistan. Ma la situazione libica si presenta come un caso diverso e senza precedenti. Ha una popolazione appena superiore alla somma di quella bosniaca e cossovara, ma un territorio enorme superiore a quella di Iraq ed Afghanistan. Si tratta di uno Stato ricco, in cui l’economia non è stata particolarmente devastata dalla guerra e dalle sanzioni come invece avvenuto negli altri quattro casi.

    Senza un passato democratico, più difficoltà. Il problema principale per una ricostruzione democratica del Paese riguarda la mancanza di un passato democratico. Da ex colonia italiana a paese governato per 40 anni da un unico uomo, ha avuto una breve esperienza monarchica. Così, il fattore politico rende la Libia un caso più difficile rispetto agli altri. È più omogenea dal punto di vista etnico, linguistico e religioso, anche se permangono le differenze tribali. La presenza della minoranza berbera, Amazigh, costituita dal 10% della popolazione, non rappresenta un ostacolo alla ricostruzione del Paese non avendo mai avanzato richieste di secessione. Le tribù libiche che hanno cooperato tra loro per la liberazione dal regime giocheranno un ruolo chiave nella fase post-conflitto. Da sempre governate da Gheddafi secondo la regola divide et impera, queste tribù non sono dotate però di un reale potere politico. Gli analisti, infatti, escludono la possibilità di un conflitto etnico-tribale che potrebbe intaccare l’identità nazionale come era in passato avvenuto in Bosnia, Kosovo ed Iraq. È probabile invece un conflitto sulla distribuzione del potere e delle ricchezze. Inoltre, per ora, non è prevista la presenza di una forza di pacificazione, un fattore determinante in Bosnia e Kosovo per consolidare la pace e per permettere la ricostruzione economica e politica.

    Un processo lungo verso la democrazia. L’entusiasmo del popolo libico deve ora trasformarsi in pazienza e costanza che dovranno caratterizzare i prossimi mesi ed anni che la Libia si prepara ad affrontare. La Comunità internazionale deve intervenire applicando le lezioni imparate nelle precedenti esperienze, sapendo che la ricostruzione non darà risultati immediati ma sarà un processo lungo e complesso. La grandezza della Libia, la sua posizione geografica, il relativo benessere del paese ed omogeneità della popolazione costituiranno sicuramente dei fattori d’impulso per una transazione verso la pace e la democrazia. Tuttavia l’assenza di istituzioni di governo e di una società civile significano che il percorso da seguire sarà lungo e complesso.
     
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